Dariya Derkach è sempre stata una predestinata. Quando ancora bambina con il papà ha raggiunto in Italia la mamma (arrivata a Pagani un anno prima), lei di certo non lo sapeva ancora ma i suoi genitori avevano già fatto una scelta di vita precisa, rivolta all’occidente, ad un vivere diverso da quanto il loro Paese, l’Ucraina, poteva al momento offrire. Avevano preso un rischio gravoso per cogliere un’opportunità: dare una vita migliore alla figlia.
Una scelta difficile, faticosa, lacerante, dal futuro incerto e con tutti i problemi propri di chi emigra: la lingua, il lavoro, le abitudini, le tradizioni culturali, la scuola l’incertezza dell’accoglienza. Un percorso che, una volta intrapreso, sarebbe stato, almeno per Dariya, senza ritorno e, quanto questo sia vero, lo scoprirete dalle sue parole.
Anni non facili quindi. Prima la ricerca di un lavoro (per mamma Oksana ed in seguito per papà Serhiy), poi la ricerca di una casa e nel mezzo la necessità di un rapido apprendimento della lingua.
Che fatica! Ma poi la scoperta anche di cose belle come le condizioni climatiche completamente diverse dalla natìa terra, le nuove amicizie e, fra questi, la fortuna di incontrare un signore (un professionista di Pagani) che decise, fin dall’inizio, di dare una mano a questa magnifica famiglia aiutandoli a coltivare il loro sogno: far crescere nel migliore dei modi Dariya (che di partenza aveva già nel suo DNA tutto per eccellere!) e tentare di farla diventare oltre che una buona cittadina anche una grande atleta. Hanno avuto ragione: missione compiuta.
Sono passati 11 anni ed oggi Dariya Derkach è italiana, gareggia per noi e la Nazionale ed è già, senza alcun dubbio, una stella dell’Atletica, una carta importante che il nostro sport si giocherà a Rio de Janeiro in occasione delle Olimpiadi del 2016.
Dariya è ancora giovanissima (1993) e veste ufficialmente la nostra maglia dal gennaio 2011 anche se di fatto sono cinque anni che papà Serhiy collabora con il nostro D.T. Mauro Berardi. Anche per questo Dariya è una predestinata: ha sempre saputo che noi eravamo nel suo destino!
Allenata dal papà, Dariya è in possesso di un palmares incredibile. Nella storia del nostro sport sono pochissime le atlete che, alla sua età, hanno raggiunto risultati paragonabili. Specializzata nelle Prove Multiple e nei salti in estensione (lungo e triplo) vanta primati personali che, proprio in funzione dell’età, sono di assoluto valore europeo e mondiale. Qualche numero?
In carriera ha già conquistato 18 Titoli Italiani (da giovane è consentito farlo anche se si è stranieri) dei quali 12 in soli 3 anni con la nostra maglia, 5 nel solo 2013! Da quando è con noi ha contribuito in modo consistente alla conquista di Coppa Campioni Under 20 (Spagna 2011), di 3 Scudetti Assoluti e di tre Campionati Under 23. Quest’anno ha stabilito il PB sia nel salto in lungo (6,67) sia nel triplo (13,92).
Sempre quest’anno, appena avuta la cittadinanza italiana, è stata immediatamente inserita, dalla Direzione Tecnica della Nazionale, nella squadra Azzurra per fare, seppur ventenne, immediate esperienze internazionali. Ha gareggiato così in Coppa Europa e poi ai Mondiali di Mosca non trascurando nel frattempo di conquistare un argento agli Europei Under 23 di Tampere. Scusate se è poco…
Carattere forte, frequenta l’Università (lingue) le piace viaggiare e la musica. Sembrerebbe sentimentalmente impegnata (!?) e chi tocca la sua famiglia …corre brutti rischi! Nelle prossime settimane diventerà una professionista perché vestirà la maglia del GSM Aeronautica; se lo è strameritato! Basta così, è il momento di ascoltarla.
Ciao Dariya, allora siamo prossimi a cambiar casacca?
A breve, come ha detto Laura (ndr: Bertuletti) con una delle sue battute, dovrei diventare..“in-civile”: fantastica Laura! Una nuova esperienza con il GSM dell’Aeronautica. Se ci ragioni sopra è nel mio destino! Aeronautica vuol dire “volo”, ed io quando salto (lungo o triplo che sia) che faccio? Cerco di volare il più lontano possibile! Mi piace come cosa. Mi piace molto!.
Quante emozioni per te e la tua famiglia in questo 2013…
Si, il 2013 è stato fantastico. L’anno precedente in verità, le mie attese (sulla cittadinanza italiana in particolare) erano andate deluse; c’ero rimasta male e mi ero demoralizzata. Poi quest’anno di getto è arrivata una fantastica “primavera” ad addolcire ogni cose, a darmi le vertigini. Prima a maggio la Cittadinanza, poi a seguire una sequenza di impegni ed emozioni fortissime, dalla mia prima Convocazione in Nazionale Assoluta, all’ argento agli Europei U23 a Tampere e, per concludere, la partecipazione ai Mondiali di Mosca; altro che vacanze! Qualcuno, già affermato, potrebbe pensare ad una stagione di routine ma per me al contrario si è trattato di uno stravolgimento, una carrellata di esperienze, tutte in una botta, da togliermi il fiato e consumarmi come una candela. Potrei andare avanti per pagine e descrivere le emozioni che il 2013 ha regalato a me e alla mia famiglia ma temo di diventare logorroica e noiosa.
Quando sei arrivata in Italia, nel 2002. avevi 7 anni. Ma l’anno prima era stata mamma Oksana a fare da battistrada. Ci puoi dire come andarono le cose?
Mamma è arrivata in Italia nel 2001 per cercare lavoro. Io e papà l’abbiamo raggiunta dopo. Era gennaio del 2002. Se penso a quei primi giorni la prima cosa che mi torna in mente è che, abituata a un gennaio molto freddo, una volta arrivata giravo in t-shirt come se niente fosse! Ora le cose son cambiate, passata l’euforia son tornata normale ed inizio a patire il freddo già a fine agosto. Tornando al 2002…inizialmente non conoscevo una parola di italiano, eppure ho fatto amicizia subito con dei ragazzini che abitavano nelle vicinanze. Bah, comunicavo coi gesti, non avevo alternative in partenza…che coraggio! Ovviamente casa mia non poteva esser distante da un campo d’Atletica (poi dicono il destino…) quindi sono stata attiva già ai primi giorni. Arrivato settembre ho iniziato ad andare a scuola. Ormai alternavo le parole ai gesti. Elementari, medie, superiori ed eccomi qui a studiar Lingue all’Università. Insomma, da settembre 2002 in poi una vita come quella di qualsiasi ragazzino italiano.
Mamma Oksana era fortissima nei salti in estensione, papà nelle Prove Multiple, insomma, visto il DNA ti piace “vincere facile”!
Potrei dire di esser nata su un campo d’atletica, non so se mi ci portavano anche in carrozzina ma è molto probabile. Ho iniziato A corricchiare e a saltellare in pista appena le mie gambe erano capaci di fare almeno due passi consecutivi. Poi crollavo, gattonavo, mi rialzavo e provavo ad imitare i miei genitori. La pista di Atletica è stato il mio parco giochi…La preferivo all’asilo! Costruivo castelli di sabbia nella buca del lungo, raccoglievo i fiori sul prato e “scalavo” i gradoni delle tribune. I macchinari delle palestre invece mi facevano da altalene.
Ho fatto un po’ la stessa strada di mia mamma. Anche lei ha iniziato con le prove multiple per poi dedicarsi completamente ai salti. Adesso siamo 1-1. Il record familiare nel lungo glie l’ho “fregato” Mi resta solo un 14.09 da battere nel triplo; trema cara mamma, trema! Quanto al “facile” mica tanto caro Enrico, perché devi sapere che un ex atleta diventato allenatore che ti è pure padre non ti facilita di certo la vita in allenamento! Non posso neanche barare con lui…mi conosce come nessuno…Ma va più che bene cosi, le cose facili non ci piacciono ne a lui ne a me.
Quando sei arrivata a Pagani, dove abiti, cosa hai pensato? Avresti mai immaginato tutto quello che è successo?
Si e no, o meglio, immaginavo e speravo che la mia vita sarebbe stata maggiormente influenzata dall’Atletica più che da qualsiasi altra cosa, ma erano comunque sogni da bambina. D’altra parte non mi sono mai posto il problema. Credevo che le cose avvenissero naturalmente, che doveva essere cosi e basta. Ora invece mi rendo conto che le cose non capitano per caso; tutto quel che ho fatto lo devo ai miei genitori che dietro le quinte gestivano tutto senza che io me ne accorgessi.
Torni spesso in Ucraina, hai lasciato li molti parenti?
Ho potuto viverla poco la terra dove sono nata, fino ai 7 anni. Ho persino dimenticato la lingua ucraina tolto qualche parolina. Quella terra per me è come una vecchia conoscenza, più per sentito dire, grazie solo ai racconti dei miei genitori. Sarà forse brutto dirlo ma sento che mi appartiene sempre meno. D’altronde in 11 anni ci son tornata solo una volta per sistemare dei documenti.
Se adesso penso al mio Paese d’origine lo definirei qualcosa di ignoto, poco chiaro e di un colore indefinibile ma mi è rimasto un puntino luccicante ed accecante però che ho sempre nella testa. Questo puntino rappresenta la famiglia di mio padre che mi manca e non poco, e che fa si ché una lacrimuccia non resista alla forza di gravità ogni volta che ci penso.
In Atletica sei stata sempre una “predestinata”. Un fenomeno da “Cadetta”, fra le prime al mondo da “Allieva”, e, passando “Junior”, una big nel salto in lungo e nel triplo. Ne sei cosciente?
Sarà, ma di certo non me ne sono mai resa conto anche se sapevo di andar bene. Per quanto mi riguarda la gioia di una vittoria o di un risultato importante dura pochi minuti perché penso subito a quanto dovrò lavorare per raggiungere il gradino successivo… Non mi accontento mai, è la mia croce. Magari pochi ci crederanno ma è proprio così!
Qual è stata la tua vittoria più bella e la soddisfazione più grande che finora ti ha dato questo sport?
La vittoria più bella forse quella in cui ho battuto il mio ultimo personale, il 6,67 nel lungo fatto ai Campionati Italiani U23. La soddisfazione più grande sicuramente l’aver partecipato ai Mondiali di Mosca. Ho avuto però la fortuna di una Federazione che mi ha dato subito questa opportunità; questo va detto!
Papà Serhiy è il tuo punto di riferimento per quello che ormai è il tuo lavoro.
In atletica è il mio tutto! Allenatore, “fomentatore”, persona con cui posso sfogarmi; a volte finisce anche in rissa, quella vera! Detto questo papà rimane il miglior punto di riferimento che potessi avere: Ci basta uno sguardo e tutto diventa chiaro… Lui è indispensabile!
Ti trasferirai a Roma?
Non mi dispiacerebbe. Amo le grandi città, e belle come Roma ce ne sono poche!
Parlaci dei tuoi obiettivi per il 2014. Oltre ai salti tornerai all’Eptathlon?
L’obiettivo principale è far meglio di quanto si è fatto l’anno scorso nei salti. Riuscire a fare il minimo per qualche manifestazione internazionale sarebbe il top! Per quanto riguarda l’Eptathlon forse qualche ritorno di fiamma ci potrà essere ma non così forte da farmi tradire i salti.
Noi scommettiamo che, in carriera, farai benissimo nel lungo, magari toccherai i sette metri. Lo ritieni possibile?
“Semel in anno licet insanire est” ma forse è lecito impazzire anche più di una volta l’anno! Intanto mi alleno e poi… tentar non nuoce!
Ora gossip a gogò anche per te. Sei fotografatissima e se fai un minimo di risultato i Media ti dedicano subito spazio come avviene di rado in Atletica. Sarà perché sei così “brutta”?
Enrico, non sei corretto, non puoi farmi questo genere di domande. Non nascondo che l’attenzione dei Media mi piace, ma, parlando oggettivamente, di “brutte” sulla terra siamo in molte ma non sempre basta. In questo caso l’attrazione principale è l’attività sportiva, gli accessori la rendono solo più presentabile.
Ti hanno mai proposto di fare la modella od entrare nel mondo dello spettacolo?
Per fare la modella mi manca qualche centimetro in altezza, per questo cerco di recuperarli saltando…in lunghezza! Comunque è vero, ho avuto il piacere di fare qualche scatto per delle riviste.
Quanto ad entrare nel mondo dello spettacolo…a cosa serve se l’Atletica di per sé è uno spettacolo? ( magari a fine carriera :D)
Sei spesso a Roma: è un caso oppure “al cuor non si comanda”?
Mah, al cuor non si comanda ma nel caso mio è lui a comandarti…Comunque, lasciamoglielo almeno credere!
Vesti la nostra maglia da tre anni ma collaboriamo con te e papà da oltre cinque. Una storia lunga…..
Sarà proprio per la collaborazione di papà con voi che mi sembra di far parte della squadra da molto più tempo. Un anno mi avete anche preso “in prestito” per una gara (ndr: Coppa Italia). Era tutto chiaro già da quando ero una pupa che sarei stata adottata da una seconda “famiglia”. I rapporti con voi ed il Club sono sempre stati fantastici e per molti motivi vi devo un enorme grazie.
Diciamolo chiaramente: il nostro è uno squadrone di sole donne il cui punto forte è certamente il senso di appartenenza, lo spirito di squadra. E’ questo che da anni ci rende “imbattibili”. Una questione di tradizioni, di campionesse che hanno fatto la nostra storia, di esempi, di DNA congenito. Il nostro “spogliatoio” (le riunioni tecniche) sono una scuola di vita. Siamo dolci e gentili ma capaci all’occorrenza di incattivirci quanto basta, di “sbranare” qualsiasi rivale quando i giochi si fanno duri; lo dimostrano i nostri 12 scudetti Assoluti, quelli Under 23 ed il modo in cui nel 2011 siamo diventate Campionesse d’Europa con l’Under 20. A proposito, quanto ci siamo divertite quel giorno!
Quest’anno sei arrivata a settembre “cotta” per via di un’estate dalle emozioni fortissime eppure a Modena in occasione della tua ultima gara come nostra tesserata (CDS Under 23) sei stata stratosferica. Ti ho visto metterci l’anima…..
E’ vero. Era fine stagione e non ne avevo più. Mancavano solo tre gare, Un 100m, il lungo, la staffetta veloce e.. la stagione sarebbe ufficialmente terminata. Dopo la prima giornata di sprint (100 e staffetta) avevo i muscoli che sembravano dei mattoncini ma ormai restava un ultimo sforzo, dovevo solo piazzare un salto, un ultimo maledetto difficile salto. Stavo indietro in classifica e dovevo guadagnare punti. Le mie compagne avevano fatto meraviglie ed ora toccava a me. Non è stato per niente facile, temevo addirittura di non riuscire nemmeno a saltare ma sapevo che avevamo bisogno di quel salto per seguitare a sperare nello Scudetto. Quando ti sei avvicinato per chiedermi come stavo, ho avuto un’intuizione, ho trovato l’antidoto allo sfinimento. Ecco perché ti ho detto: “senti, per tentare di farcela ho bisogno di rinforzi; aiutami, fai fare tanto casino alle ragazze dalla tribuna!”. E “stracasino” è stato. Un boato, un urlo impossibile da non assecondare che mi ha accompagnato lungo tutta la rincorsa! Caspita quant’è importante lo spirito di squadra!
Quella sarebbe stata la mia ultima gara da tesserata e la dovevo e volevo vincere! Come è finita lo sai bene. Di certo non sono stata “stratosferica” ma ho dato tutto quel che mi restava. Proprio tutto. Per la Società, per le compagne che avevano fatto l’incredibile, per tutti gli amici (ndr: Tecnici) di mio padre e per me.
Un’ultima domanda a bruciapelo. Quando pensi al tuo futuro post-atletica come immagini sarà la tua vita, hai un desiderio?
Mi vedo con sette bambini e vita tranquilla in qualche posticino sperduto… ahahah, ma come, non mi credi? Parlando seriamente chissà, potrebbe interessarmi restare nel mondo dello sport, oppure fare carriera in Aeronautica o cambiare completamente, ad esempio e provare a lavorare in TV. Mah, non saprei risponderti ora. L’unica certezza è proprio il contrario di quanto sopra: non sparirò mai nel nulla con 7 bambini! Hai fatto bene a non crederci…
Finisce qui l’incontro con Dariya. Atleta eccelsa, ragazza intelligente e, perché no, astuta più d’Ulisse! Una che sa quello che vuole con alle spalle un’armata invincibile, i suoi genitori!