Quando un giovanotto più o meno ventenne incontra per la prima volta Flavia Nasella è facile immaginare cosa potrebbe accadere. Lei ha due occhi “azzurro cielo” abbaglianti messi in risalto da un recente taglio di capelli che ben si combina. Se lui quegli occhi li fissa troppo a lungo è facile che possa fare la fine che avrebbero fatto Ulisse & soci se non si fossero tappate le orecchie o legati ad un palo al passare delle sirene: potrebbe perdersi. Se poi si salva ci metterà comunque del tempo per capire fino in fondo la personalità di questo peperoncino rosso fuoco che, oltretutto, è chiaramente consapevole come poche delle proprie strabordanti risorse intellettuali.
Infatti Flavia Nasella, classe ’94, la titolare degli occhi “azzurro cielo” di cui parliamo, è una di quelle ragazze che appena la conosci, di primo impatto (per via dei sui modi garbati e del suo conciliante e colto dialogare) ti può sembrare una tutta “casa e chiesa” per poi scoprire più in là che è la vivacità fatta persona, una ragazza dal carattere forte e ben formato, una che non te la manda mai a dire, capace, durante un colloquio di cambiamenti di marcia e di umore che non ti aspetti. Un esempio? A giugno le ho chiesto, per telefono, come erano andati gli scritti degli esami di maturità e lei, nel breve volgere di uno sbattere di ciglia, è passata da angelo a diavolo, esplodendo con parole di fuoco a “beneficio” (si fa per dire..) di quei professori che l’avevano ammessa agli orali con un voto troppo basso (37/45) ritenuto sommamente ingiusto. Un fiume di accuse ed improperi da curvaiola da stadio quando c’è il derby. Totalmente impreparato mi sono allora domandato “ma c’è una interferenza, sto sempre parlando con Flavia?” Nessuna interferenza, era proprio lei! Un’acqua cheta che quando è convinta di aver ragione e decide di tirar fuori il rospo, non ha remore nel dirti fino in fondo quello che pensa e questo con tutti, nessuno (parenti e/o amici) escluso. Riguardo l’aneddoto, per dovere di cronaca, desidero chiarire che Flavia aveva pienamente ragione. Brava da sempre in tutte le materie, avrebbe meritato di congedarsi dalla scuola con almeno un 100. Ora frequenta Biologia ed ovviamente va già come un treno; scoprirete, fra l’altro, che la pupa scrive da Dio!
Ma Flavia non è solo una dolce creatura occhi “azzurro cielo” od una bellicosa Giovanna d’Arco alla bisogna. Flavia è anche, per scelta, una ragazza camaleontica. Schiva quanto basta, lei è una che se deve dirti una mezza verità a difesa della sua privacy non ci pensa due volte ed anche di questo ne avrete prova dall’intervista. Insomma, è una che sa il fatto suo, sa quello che vuole e come ottenerlo.
Di certo poi Flavia Nasella è una grande atleta capace di vestire già a 19 anni l’azzurro della Nazionale Assoluta e consapevole di avere, avanti a se, sterminate possibilità di crescita. Lei, l’atletica che conta di più, quella dura ed impegnativa con la “A” maiuscola, ha deciso di praticarla solo recentemente, nella primavera 2012 dopo una “pausa di riflessione” fin troppo lunga. Anche per lei però, da quella data è scattata la legge del contrappasso. Ha incontrato infatti Vincenzo De Luca, suo attuale coach, e, da allora, ha abbassato la cresta, finito di giocare ed iniziato … a faticare!
Per la nostra Società Flavia rappresenta un valore assoluto perché tutta la sua vita sportiva, dalla A alla Z, porta il nostro marchio di fabbrica. Se parliamo infatti di eccellenze costruite in casa, la sua è una storia paragonabile solo a quella di Ilenia Draisci. Due belle favole simili per l’età in cui hanno iniziato a fare atletica, per il supporto familiare ricevuto e per l’ambiente sportivo e coinvolgente in cui sono cresciute. Quanto detto è avvenuto in anni diversi ed a km di distanza ma comunque nello stesso nostro liquido amniotico (Società a quei tempi collegate) per poi completarsi con uguale successo.
E’ doveroso sottolineare infine che, al contrario di tante altre compagne di squadra, Flavia in carriera ha vinto finora ben poco: escludendo i Societari, solo un Titolo Individuale (Prove Multiple ne 2011 da Allieva) ed altri tre titoli nelle staffette. Un “niente” rispetto al suo valore! Il perché lo abbiamo spiegato: in passato più che allenarsi giocava! Ma ora le ambizioni sono ben diverse. Lo stratosferico cambio di marcia messo a segno nel 2013 modificherà il suo palmares negli anni a venire in modo decisivo. Insomma, si accettano scommesse! Ed ora la parola passa a lei. Buon divertimento!
Ciao Flavia, sei pronta a raccontarci tutto di te? Giura di dire la verità, tutta la verità!
Ciao! Si, penso di essere pronta. tu mi conosci e sai che non mi dilungo mai troppo in chiacchiere, quindi probabilmente sarò più breve delle mie compagne di squadra che hanno risposto alle tue domande prima di me. Ma cercherò di impegnarmi! Vediamo cosa ne uscirà fuori!
Michele Sicolo vanta il diritto di averti scoperta ed avvicinata all’Atletica. Raccontaci come è andata, quando e come.
Vediamo, da dove cominciare… Ho iniziato a fare atletica verso gli otto anni se non sbaglio. Prima facevo nuoto, ma non l’ho mai sopportato. Mi ricordo che andare due volte a settimane in piscina per me era una sofferenza e infatti, gran parte delle volte, mi nascondevo negli spogliatoi o facevo lunghe soste nei bagni con lo scopo di risparmiarmi almeno qualche minuto dell’ora di lezione. Quando ho finalmente convinto i miei genitori a farmi cambiare sport, ho scelto l’atletica senza neanche sapere bene cosa fosse.
I primi anni mi sono allenata, o meglio, ho “giocato a fare atletica”, al campo delle Tre Fontane. La mia primissima allenatrice, Silvia, con cui sono stata un anno, ogni volta che ci rincontriamo mi racconta sorridendo di come sempre, prima di tornare a casa, andassi da lei a chiedere di farmi fare un altro 400!
Tutto il gruppo con cui ho cominciato (me compresa!) era terrorizzato da un altro allenatore, Michele Sicolo, che seguiva i ragazzi un po’ più grandi e che con i suoi modi a volte un po’ burberi gli faceva fare allenamenti che a noi sembravano terribili. Quando, pronta per cominciare il secondo anno di atletica, l’ho visto avvicinarsi e prendermi in braccio dicendo che mi sarei allenata con lui, inizialmente, lo ammetto, non ero per niente contenta. Dopo poco però, ho cambiato idea sul suo conto e infatti lo ringrazio perché, se dopo tanti anni passo ancora i miei pomeriggi su un campo di atletica, vuol dire che così cattivo non poteva essere.
Meno male che sei una che non si dilunga! Lasciamo perdere. Per anni hai fatto “ammusolire” tutti noi. Sapevamo che eri una predestinata ma a te venire al campo e darci dentro sembrava interessare poco. Poi meno di due anni fa….
Questa domanda me l’aspettavo! Fino a poco tempo fa infatti, venivo spesso rimproverata perché, a giudizio di molti evidentemente, non dedicavo sufficiente impegno all’atletica. Non direi però che il motivo era che mi interessasse poco. Sono sempre andata al campo molto volentieri e sono sempre stata consapevole che allenarmi e gareggiare erano due delle cose per cui ero più portata e che più si addicevano al mio carattere. Semplicemente prendevo la mia attività un po’ più alla leggera, come un gioco a cui mi dedicavo con passione ma che per me un gioco pur sempre rimaneva. Quando mi sono accorta che aggiungendo alla passione un po’ più di serietà avrei potuto togliermi qualche soddisfazione ho iniziato a pormi nei confronti dell’allenamento con un atteggiamento diverso.
Sembravi un’acqua cheta poi ti abbiamo scoperto “peperina” incazzosa ed irascibile quanto basta. Qual è la vera Flavia?
Mi sembra difficile trovare degli aggettivi con cui etichettarmi, anche perché mi è sempre piaciuto fare in modo che le persone che mi conoscono non sappiano mai esattamente con chi hanno a che fare. Una delle cose che mi piace di meno è essere considerata prevedibile. Una volta che percepisco che una persona mi abbia catalogata, mi diverto a fare qualcosa che stoni con l’immagine che quella persona si è fatta di me, così che alla fine non sappia più quale delle due sono veramente. Hai letto per caso “Uno, nessuno, centomila”? Beh, qualcosa del genere!
A Misano nel giugno 2012 ti avrei “uccisa”. Ti va di raccontare il perché e cosa è successo?
Quando sono partita per i Campionati Italiani Junior a Misano avevo da poco ricominciato ad allenarmi dopo una pausa di riflessione dall’atletica durata praticamente un anno (era iniziata a Luglio 2011). Mi allenavo infatti da poco più di un mese con Vincenzo de Luca e, non avendo ancora preso la decisione di tornare a gareggiare nelle Prove Multiple, avevo preparato i 400m. Consapevole però del fatto che ancora non ero assolutamente in forma ottimale, personalmente avrei gareggiato solo nella staffetta 4×400, per poi rimandare l’esordio in una gara individuale a quando mi sarei sentita più competitiva. Invece alla fine sono stata iscritta anche nel 400, distanza che in quell’occasione ho corso controvoglia e, di conseguenza, in modo imbarazzante. Terminata la gara te giustamente mi hai presa da parte e mi hai fatto notare, senza mezzi termini, la brutta figura che avevo appena fatto e che del resto anche io mi sarei volentieri risparmiata.
Ma, oltre a questa parentesi negativa, per caso ti ricordi anche quello che mi hai detto il giorno dopo, poco prima di partire per la staffetta? Secondo me no, e allora te lo scrivo qui io! Mi hai detto, testuali parole: “quando dopo 300m vedrai la Madonna, perché sicuramente la vedrai, dille “TE SALUTO!””. Beh, alla fine abbiamo vinto e adesso ricordo questa tua frase molto più volentieri del discorso del giorno precedente del quale tu mi hai chiesto di raccontare!
Ne approfitto per scusarmi ancora dell’atteggiamento non esattamente maturo che ho avuto in quell’occasione ma spero in ogni caso di essermi rifatta in quest’ultimo anno e di aver dimostrato di valere qualcosa di più.
Anche tu sei “carta carbone” con le quattro storie (interviste) precedenti, quelle di Veronica Borsi, Dariya Derkach, Sonia Malavisi ed Ilenia Draisci: hai due genitori davvero speciali, di certo diversi dagli altri ma con la stessa passione e la consapevolezza che l’Atletica ti potrà dare tanto….
Sono i miei genitori che mi hanno portata per la prima volta su un campo di atletica e che hanno continuato a farlo per più di dieci anni aspettando ogni giorno pazientemente che io finissi di allenarmi.
Sono i miei genitori quelli che mi hanno più supportata, sempre, quando esultavo per le mie piccole-grandi vittorie e quando uscivo dalla pista infuriata perché le cose non erano andate come volevo io.
Sono i miei genitori che mi hanno fatto ritrovare la motivazione e la forza per continuare ad allenarmi ogni volta che le perdevo e iniziavo a chiedermi se valesse la pena di fare tutta questa fatica.
Ti sembra sufficiente? A me personalmente si, e per questo non continuo, anche perché, non essendo loro abituati a eccessive dimostrazioni di affetto da parte mia, non vorrei che, se per caso leggessero questa risposta, si commuovessero!
Simboleggi, nel carattere, la più classica delle espressioni di “figlia unica”: comandi tu!
Mah, io non mi considero una persona autoritaria. Semplicemente quando penso di aver ragione a volte impongo la mia idea. Il fatto che penso di aver ragione la maggior parte delle volte lo trovo un dettaglio trascurabile!
Ahahahah no, sto scherzando! In realtà sono sempre aperta al dialogo e ad un confronto costruttivo e anzi non sopporto le persone che sono talmente compiaciute di quello che dicono che non ascoltano neanche la metà delle cose che quello che gli sta davanti cerca di dire!
Dalla primavera del 2012 ti segue Vincenzo De Luca. Credo proprio che tu abbia finito di fare la preziosa ….
Si, probabilmente si! Come ho accennato prima, dopo quasi un anno di inattività, ho iniziato ad allenarmi con Vincenzo a maggio del 2012. Non ho ancora capito bene perché mi abbia subito dato fiducia nonostante praticamente neanche mi conoscesse e nonostante fosse abituato ad allenare atleti di ben altro livello. In ogni caso mi sono immediatamente trovata a mio agio sia con il suo metodo di allenamento che con il suo modo di fare. Anche se raramente spende una parola gentile di troppo (pensa che la primissima domanda che mi ha fatto il primo giorno che mi allenavo con lui è stata: “Quanti kg sei in sovrappeso?”) è stato da subito capace di darmi quella motivazione e quella fiducia in me stessa che non avevo mai avuto e che forse più di ogni altra cosa mi mancavano per fare qualcosa di buono.
Verso settembre è stato lui il primo a propormi di preparare di nuovo le Prove Multiple e io non ho avuto nulla in contrario. Quando però mi ha detto che l’obiettivo della stagione sarebbe stato il minimo di partecipazione per gli Europei Junior gli ho risposto che era completamente pazzo. Alla fine ha avuto ragione lui e, anche se so di farlo spesso penare, spero di avergli dato anche qualche soddisfazione.
Sei chiaramente una predestinata. Hai già debuttato nella Nazionale Assoluta e, sempre nell’Eptathlon, sei arrivata 8^ ai Campionati Europei Juniores. Tutto è arrivato nello spazio di soli sette mesi, da gennaio a luglio. Ci hai ragionato sopra? Hai solo 19 anni!
Se qualcuno mi avesse detto all’inizio dell’anno scorso che nei sei mesi successivi avrei fatto questi risultati, probabilmente gli avrei riso in faccia! Ho fatto cinque eptathlon nel 2013 e mi sono migliorata di quasi mille punti rispetto all’ultima volta che avevo gareggiato, nel 2011 e di questo devo ringraziare anche la famiglia Olevano, padre e figlio, che mi seguono in particolare per il giavellotto.
Però ancora non ci ho ragionato troppo sopra! Forse alla fine è meglio pensare a quello che potrò fare quest’anno piuttosto che a quello che ho fatto l’anno scorso!
Quali sono gli obiettivi di quest’anno?
Ehh questa è sempre una domanda difficile! Naturalmente confermare i risultati di quest’anno e se possibile migliorarli ancora di più. Non scendo più nei dettagli per scaramanzia ma sappi che nella mia testa sono piuttosto chiari!
Ora parliamo dello studio. Ti sei diplomata a luglio, ti sarebbe piaciuto fare medicina (in quel caso forse ..ciao Atletica!) ma poi hai dovuto dirottare su Biologia. Ma, cara Flavia, hai deciso cosa vuoi fare da grande?
Beh se dipendesse da me si che avrei deciso! Farei sia medicina che Atletica e sarei felice come una pasqua L’unico particolare che stravolge tutti i miei piani e che di ore in un giorno non ce ne sono 30 ma solo 24.
Per ora, e fino a quando sarà possibile, cercherò quindi di conciliare al meglio studio e allenamenti. So che prima o poi probabilmente dovrò farmi un esame di coscienza e prendere una decisione ma ancora preferisco non pensarci.
Rappresenti, assieme ad Ilenia Draisci, più di ogni altra nostra atleta, la nostra storia ed il nostro vivaio perché ancora una pupona quando sei entrata nella nostra famiglia sportiva, prima come Pol. Airone poi direttamente con la nostra casacca. Spendi allora qualche parola dolce per noi, fatti forza….
Dai Enrico, lo sai che non sono brava in queste cose! Tutto quello che c’era da dire lo hanno detto sicuramente molto meglio di quanto farei io Veronica, Daria, Sonia e Ilenia! Quanto tengo alla squadra e quanto sono legata a tutte le ragazze che ne fanno parte è evidente e secondo me non sono necessari troppi giri di parole. Non rompere!
Da Facebook sembra di capire che l’amore va a gonfie vele! Vero o falso?
Non so esattamente da cosa tu l’abbia dedotto ma in ogni caso ho paura che ti stia sbagliando! E comunque anche se fosse sai che non ne parlerei mai così apertamente, no?
Hai di certo coltivato amicizie anche in Atletica. Vogliamo i nomi!
Tra le tante persone che ho conosciuto sui campi di atletica ce ne sono alcune con cui, senza esagerare, sono cresciuta insieme. Molte di queste stavano nel mio stesso gruppo quando ho iniziato a fare atletica o comunque si sono aggiunte poco dopo. Altre invece le ho conosciute più recentemente ma non per questo gli sono meno affezionata, anche se (né nel primo né nel secondo caso) non lo dò troppo a vedere. Non faccio tutti i nomi perché avrei paura di dimenticarne qualcuno, e poi del resto penso che molti sappiano che mi sto riferendo a loro.
Ne farò quindi solo uno perché mi sembra doveroso: Priscilla Carlini, si, Priscilla, dico a te! Sensibile com’è adesso le scappa la lacrimuccia….
C’è un Paese che vorresti visitare e magari viverci per un determinato periodo? Perché?
Fin da piccola ho avuto la fortuna di viaggiare molto con i miei genitori in giro per il mondo, e poi ti ricorderai che nel 2011 ho passato quasi cinque mesi in Nuova Zelanda.
Ma naturalmente ho una lunga lista di Paesi che vorrei ancora visitare (e perché no, anche in cui mi piacerebbe vivere)…magari prima o poi scapperò da qualche parte!
Sei abbastanza informatizzata ma in Rete ti si trova poco: una scelta od un caso?
Pigrizia direi, semplicemente pigrizia!
.Per finire un’ultima domanda sul tuo rapporto con la Squadra. Quest’anno hai fatto strike, sei fra le 8 atlete che hanno vinto sia lo Scudetto Assoluto che l’Under 23! Ti abbiamo fatto faticare come un mulo ma credo che ti sia divertita non poco! Fra i due Scudetti quale è è stato quello più gratificante e perché?
Sicuramente è stato lo scudetto Under 23. Ai Campionati di Società in genere avevo sempre, per così dire, “fatto il jolly” e coperto gare che non sono quelle in cui vado meglio. Stavolta invece ho potuto fare discipline che sento più mie e che mi hanno finalmente permesso di contribuire come avrei voluto alla vittoria della squadra. Ne sono fiera.
Forse però quello che mi rimarrà più impresso è proprio quello Assoluto, visto che sono stata schierata sui 100hs (che di sicuro non sono la mia gara preferita!) a sorpresa un quarto d’ora prima della partenza per l’infortunio di Giulia Pennella in fase di riscaldamento. Chiedi a Veronica (NDR: Borsi) se vuoi; probabilmente ancora se la ride pensando alla faccia che ho fatto quando mi hanno detto che avrei dovuto correrli io!!
OK Flavia, basta così. Per essere tosta sei tosta ed allora pensa a fare nel più breve tempo possibile quei 6000 punti nell’Eptathlon che marcano la differenza tra una brava ed una fortissima. Ci vorrà del tempo ma ce la farai. Si accettano scommesse.