Era tardi, a casa di Sara, la nostra grafica che cura gli annuari da sempre. Stavamo chiudendo il depliant della Roma Appia Run, dopo aver passato parecchie sere a definire l’annuario che avevamo distribuito alla premiazione del 31 marzo. Premiazione a cui Enrico non era potuto essere.
Squilla il telefono e vedo comparire il nome di Laura. Prima ancora di rispondere so già cosa mi dovrà dire. Se ti arriva una telefonata a tardissima sera non è per chiederti come stai.
E lì in quel momento, chiuso il telefono, io e Sara ci siamo raccontati moltissimi aneddoti su Enrico, sulla sua pignoleria, sul suo modo di vivere emotivamente la vita, sulla sua testardaggine, e sulle amabili discussioni alle tre di notte con Laura per decidere se mettere una foto od un’altra sull’annuario.
Il depliant lo finiamo domani, pazienza, ora dobbiamo sorridere di Enrico, perché lui avrebbe voluto vederci sorridere e non piangere. E così siamo rimasti per più di un’ora a ricordare le sue stranezze.
Ci sarebbero tante cose da raccontare, e molte le ho scritte nel ricordo di lui che feci al funerale. Le lacrime spese per un primato personale, piuttosto che per una vittoria al CDS, o per un primato societario. Il sorriso ampio e le risate (con lacrime anche quelle) per le battute ironiche che ci rendevano simili, anche se onestamente diversi.
La sua malattia, di cui sapevamo in pochi, sempre affrontata con coraggio e dignità, gli ultimi giorni sofferti, ma sempre discreti.
Enrico non c’è più, ma il suo spirito, la sua passione si. Noi lo volevamo ricordare proprio in questi giorni con un meeting, ma questa drammatica situazione non ce lo consente.
Per ora accontentiamoci di questo ricordo, ma verrà il tempo di celebrarlo degnamente, per quello che ha fatto per la squadra e per l’atletica tutta.